Poesia

Ad un feto-Emilio Praga

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Scritto da Umberto

 

Là nel Museo, fra i poveri
Avanzi imbalsamati
Che all’ospedal dal medico
A lungo corteggiati,
E agli abbietti cadaveri
Rapiti ed alla croce,
La scïenza feroce
Ai posteri serbò;


Fra il torso di un ginnastico
E una mesta vetrina
Dove la mano infusero
Di un’etica bambina,
Vidi una cosa orribile
Vidi di un uomo il feto;
Quella tomba d’aceto
Un canto mi cercò.


Era un bel dì di luglio;
Dagli ampii finestroni
Piovean cadenze e balsami
Di fiori e di canzoni;
Brillavano le mummie
Nelle corteccie frolle,
E dalle vecchie ampolle
Frangea scintille il sol.


Il sol che le miriadi
Dei venni e degli insetti,
Giù, nell’orto botanico,
Scalda ai fecondi affetti,
E in un bacio affamiglia
Il ciel, lo stagno, il sasso,
E il giovin granchio al passo
Aiuta, e il nibbio al vol.


Il sol che vide al placido
Balcone una fanciulla
Preparava una culla;
E il più gentil battesimo
Avea cercato ai santi,
E quattro labbra amanti,
Lo sussurravan già!...


Oh dell’alcova fascini
Dove un bimbo è aspettato!
Oh pregustati palpiti
Dell’istante affrettato!...

 

Nacque?... morì?.. vergarono
Una scritta latina,
Chiusero una vetrina....
Il resto Iddio lo sa!


Egli che accozza i mistici
Metri degli universi,
Egli che fa degli uomini
I suoi superbi versi,
Egli vi mesce sillabe
Mute, e sdegna la lima?
Incespica a una rima
Chi il mondo improvvisò?


Eccoti, o laido sgorbio
Del poeta celeste!
 Dalla tua fiala il dubbio
Sbuffa le sue tempeste;
Gramo corpuccio viscido,
Tappato in sempiterno,
Tu miagoli lo scherno
Che il Caso all’uom creò!


Vieni, o lettor dei codici,
Su, la sentenza grida;
Inchioda a’ tuoi paragrafi
La mano infanticida!
Tu accusi chi un cadavere
Fuor dal recinto pose,
Che tuoni a chi l’ascose
Di una fanciulla in sen?


Areopagista miope,
Svesti la toga nera;
Dà il braccio a questa povera
Mìa Musa passeggiera,
E, tu canuto e burbero,
Noi mesti e giovinetti,
Oltrepassiamo i tetti,
Chiediamone al seren!


Ei ti dirà che brillano
Gli astri, che l’aura è pura,
Che raggi il sol diluvia,
Che immensa è la natura;
Che è scintille la polvere
Scossa dal nostro piede,
E che talor si vede
Qualche fiammella errar;


Ei ti dirà che l’ebete
Mondo gli appar giulivo,
Che ha sulla faccia immobile
Un punto ammirativo:
Che i nostri mar son lucidi,
Le nostre case bianche,
E che dell’ali stanche
Eterno è il sibilar!


E allora udrai la pallida
Compagna a singhiozzare,
E sentirai sull’anima
Le tenebre piombiare,


E noi dei versi apostoli,
Tu della scienza duce,
 Nella beata luce
Barcolleremo insiem!


E chiederem l’Ippocrate
Che insanguinò le mani,
Palpando nelle viscere
I patimenti umani;
E ascolterem vocaboli
Di desinenza achea,
E la superna Idea
Al fango aggiogherem.


Burle della natura,
Tutto un sistema eressero,
Tutta una legge oscura;
Che multiformi eserciti
Di mostri in lunghe serie
Espongono miserie
Al prossimo che vien.


E ha già segnato il numero
Il povero bambino,
E un bel nome scientifico,
E il cippo cristallino,
Prima ancor che sul lugubre
Letto la madre frema,
E che nell’ansia estrema
Se ne insudici il sen.


Ed ecco un incolpevole
Bimbo che il capo ha tronco,
E inonorati Scevola
Dall’esil braccio monco,
Ed orbi cranii, e faccie
Del pianto di un minuto
L’orme nessun lavò.


Questo, ironia satanica,
Due cuori ha chiusi in petto,
E accanto a lui, crisalide
Di non terreno affetto,
Un corpicin di femmina,
Stipato di mammelle,
Perde la lunga pelle
Che l’acido succhiò.


Guarda: son due putredini
Ed eran due gemelli,
Concetti insieme al gaudio
Di chiamarsi fratelli;
Guarda: un orrendo bacio
Nell’almo sen li strinse,
E colla morte avvinse
Gli sventurati amor....


Madri che avete un pargolo
Gajo, ricciuto e bello,
Gli anatèmi frenatemi
Del cuore e del cervello;


Per chi ha pianto d’angoscia,
Per chi di gioja ha pianto,
L’orribile mio canto
Posso mutare ancor....


Era un bel dì di luglio;
Dagli ampii finestroni
Piovean cadenze e balsami
Di fiori e di canzoni;
Brillavano le mummie
Nelle corteccie frolle,
E dalle vecchie ampolle
Frangea scintille il sol.


Come una freccia argentea,
Dalla mesta vetrina,
La man sottile e candida
Dell’etica bambina
Parea segnar nell’aria
Qualche invisibil cosa:
Spirti color di rosa,
Ali spiegate al vol!

 

Copyright 2011 Ad un feto-Emilio Praga. Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Unported.
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