Poesia

Per una Stella di Ruben Dario

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Scritto da Alba

Calliope-Eustache Le Suer

 

Principessa del Divino Impero Azzurro, chi bacerà le tue labbra luminose?

Io sono l'innamorato estatico che, sognando un sogno d'amore,

sono in ginocchio, con gli occhi fissi sulla tua ineffabile chiarezza,

stella mia che sei così lontana! Oh come brucio di gelosia,

come trema la mia anima, quando penso che tu,

candida figlia dell'Aurora, possa rivolgere il tuo sguardo

verso il bellissimo Principe Sole che viene dall'Oriente,

gagliardo e bello sul suo carro d'oro, vittorioso arciere celeste,

dalla corazza adamantina,

che porta sulla spalla una brillante faretra piena di frecce di fuoco!..

Però no, tu mi hai sorriso sotto il tuo pallio

e il tuo sorriso era dolce come la speranza.

Quante volte il mio spirito avrebbe voluto volare verso di te e rimase deluso!

E' così lontano raggiungerti!

Ho cantato nei miei versi e nei miei madrigali il tuo mistico apparire,

i tuoi capelli di luce, la tua candida veste d'alba.

Ti ho vista come una pallida Beatrice del firmamento,

lirica e armoniosa nel tuo sublime risplendere.

Principessa del Divino Impero Azzurro, chi bacerà le tue labbra luminose?

 

 

Ricordo quella notte oscura, oh genio dello sconforto!

quando visitasti la mia stanza di lavoro per torturarmi, lasciando quasi spoglio

il povero giardino delle mie illusioni, recidendo tanti giovanili ideali in fiore.

La tua voce risuonò dura come il ferro e ti ascoltai tremando,

perché la tua parola era tagliante e fredda e colpiva come un'ascia.

Mi parlasti del cammino della Gloria,

dove bisogna andare scalzi tra cardi e spine; e nudo sotto un'eterna grandinata;

vagando nel buio, vicino a profondi abissi, pieno di ombre come quelle della morte.

Mi parlasti del giardino dell'Amore, dove è quasi impossibile cogliere una rosa senza morirne,

perché è raro il fiore che non occulta un aspide. E mi dicesti della

terribile e muta Sfinge di bronzo che è all'ingresso della tomba.

E io ero spaventato, perché la Gloria mi aveva attratto,

con la sua splendida palma nella mano, e l'Amore mi aveva inebriato,

e la vita per me era incantevole e piena di allegria,

come la vedono i fiori e gli uccelli.

E già preso da un profondo sconforto, già schiavo tuo,

oscuro genio avvilito, fuggì dal triste luogo di lavoro,

dove tra una corte di bardi antichi e poeti moderni

risplendeva il dio Hugo, nella edizione di Hetsel

e cercai l'aria pura sotto il cielo della notte.

Fu solo allora, adorabile e bianca principessa,

che avesti pietà di quel povero poeta,

e lo guardasti con il tuo sguardo ineffabile, e gli sorridesti

e dal tuo sorriso emerse il divino verso della speranza.

Stella mia, che sei così lontana, chi bacerà le tue labbra luminose?

 

 

Vorrei poterti raccontare un poema siderale che tu potessi udire,

vorrei essere un usignolo per poterti amare,

e donarti il mio appassionato ritornello, mia eterea e bionda sognatrice.

E dalla terra dove camminiamo sopra il fango, ti invierei

la mia offerta di armonia alla tua religione,

nella quale risplende l'apoteosi e regna senza cessare il prodigio.

Il tuo diadema stupisce gli astri e la tua luce fa cantare i poeti,

perla dell'oceano infinito, fiordaliso del orifiamma immenso del gran Dio.

Ti ho visto una notte apparire nell'orizzonte sopra il mare,

e il gigantesco vecchio, ebbro di sale,

ti salutò con il coro delle sue onde risonanti e roche.

Tu camminavi con un manto tenue e dorato; i tuoi riflessi

rallegravano le vaste distese di acque palpitanti.

Un'altra volta nella selva oscura, dove popolavano l'aria i grilli monotoni,

con le note stridenti dei loro notturni e rudi violini.

Attraverso le fronde ti contemplai nella tua piacevole serenità,

e vidi sopra gli alberi scuri tremuli fili di luce,

come caduti dall'alto della tua capigliatura.

Principessa del Divino Impero Azzurro, chi bacerà le tue labbra luminose?

 

Canta te e vola verso te la rondinella mattiniera nell'alba primaverile,

quando il vento trasporta vibrazioni di lira eolica,

e echi dei timpani d'argento che suonano i Silfi.

Dalla tua dimora spargi le perle armoniche e cristalline del suo bouquet,

che cadono unendosi alla universale e grandiosa sinfonia

che riempie la Terra al risveglio.

E' a quest'ora che penso a te, perché è l'ora del supremo incontro

nel cielo profondo dell'occulto oaristys nei tiepidi paraggi del bosco

dove fiorisce l'elicriso che allegra la egloga!

Stella mia , che sei così lontana chi bacerà le tue labbra cosi luminose?





Copyright 2011 Per una Stella di Ruben Dario. Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Unported.
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