Medicina
Storia della Medicina Indiana
La civiltà indiana è una delle più antiche della terra. Gli scavi effettuati a Sharh-i-Sokta hanno portato alla luce i resti di una civiltà la cui datazione con carbonio 14 la fa risalire ad un epoca compresa tra il 2900 e il 1900 a.C. Dai reperti rinvenuti, si deduce che i suoi abitanti praticavano l'agricoltura, l'allevamento del bestiame, la metallurgia, l'arte della ceramica e della tessitura. La difficoltà di decifrare la scrittura di questa civiltà ha di fatto avallato per lungo tempo la teoria di una civiltà barbararica fino alla dominazione degli Arya, calati in India dalla steppa euroasiatica nel 1600 a. C. In attesa di ulteriori passi avanti nella decifrazione di questa lingua, l'origine di questa civiltà dell'Indo rimarrà avvolta nel mistero, come è ancora un mistero l'interpretazione delle incisioni trovate negli scavi. Alcuni studiosi identificano questa lingua con il protosanscrito, questa ipotesi è però confutata dal fatto che gli invasori di lingua indoeuropea,arrivarono nel subcontinente indiano, almeno due secoli dopo, escludendo l'origine indoeuropea di questa lingua indecifrata, resta da sciogliere il dubbio se le iscrizioni rinvenute, appartengono alla famiglia delle lingue dravidiche che precedettero il protosanscrito o una lingua ancora più antica di queste. Ma la lingua non fu l'unico elemento caratterizzante di questa civiltà dell'Indo,l'architettura, le opere urbane, i sistemi di condutture idriche e l'ampiezza delle sue dimensioni geografiche lasciano presupporre un'avanzato grado di civilizzazione; i due siti archeologici di Mohenjo Daro e Harappa nel Punjab distano tra loro 700 chilometri circa. Di questa civiltà, comunque rimangono testimonianze fino al 1600 a.C.
Da questa civiltà gli Arya appresero le regole e i costumi del vivere civile, dal miscuglio dei vari dialetti portati dagli Arya nell'VIII sec.a.C. Che derivò il sanscrito.
Sir John Marshall, fu il primo a studiare questa civiltà, e molta della documentazione storica sono frutto del suo lavoro di archeologo. Sappiamo poco di quello che accadde nella storia dell'India prima del VI sec. a.C., del periodo compreso tra la fine della civiltà dell'Indo e ll periodo di Siddaharta Gautama detto il Buddha, restano poche tracce, alcuni scarsi manufatti repertati nei vari scavi, e del periodo in cui visse Buddha (567-487 a.C.) ci sono pervenuti racconti della sua vita e della realtà sociale in del suo tempo, parzialmente avvolte nella leggenda. L'incertezza della datazione fa si che rimanga a tutt'oggi sconosciuta l'epoca in cui è sorta la civiltà successiva, quella degli indu'.
Se la ricostruzione storico politica del periodo prebuddhistico è incerta, molto si conosce della religione e dell'induismo, le cui scritture furono dapprima tramandate oralmente e successivamente sistematizzate attraverso la scrittura.
La ricostruzione storica della medicina indiana storicamente si divide in tre periodi:
1 – periodo vedico o periodo dei Veda, inizia con l'invasione del Punjab nel 1500 a.C. fino all' 800 a.C.
2 – periodo brahmanico che va dall'800 a.C al 1000 d.C.
3 – periodo mongolico che inizia dal 664 d.C. con l'incursione dei musulmani su Multan.
Periodo Vedico
Il periodo vedico è il periodo più fecondo per la produzione letteraria: è il periodo in cui furono composti i Veda, una raccolta di inni e formule magiche,recitate durante manifestazioni a carattere religioso dove alla lettura dei testi, erano associate inni e danze rituali. La parola Veda significa sapienza, e racchiudono tutta la scienza sacra dei primi Indu'. In origine erano destinati ai sacerdoti o hotar, affinché li impiegassero per chiamare gli dei a presiedere i riti e i sacrifici religiosi che segnavano la vita pubblica e privata della società vedica.
Sono conosciuti solo quattro Veda, anche se con molta probabilità il loro numero doveva essere sicuramente maggiore.
Sono: i Rig-veda o scienza degli inni di lode; i Sama-veda o scienza delle melodie; il Yajur-veda o scienza delle formule per i sacrifici; infine l'Atharva-veda o scienza delle formule magiche.
La medicina praticata era una medicina dagli aspetti soprannaturali, dominava la magia e l'uso degli incantesimi. La malattia era causata dalla malevolenza dei demoni, di conseguenza, da principio si chiedeva la guarigione con la preghiera, successivamente ricorrendo a magie e formule magiche. Gli dei guaritori, gli Asvin, scendevano sulla terra a bordo di carri d'oro per guarire gli ammalati con erbe magiche, ma anche per propiziare la fecondità nelle donne.
Solo gli Asvin potevano contrastare i demoni che erano la causa delle malattie.
Il libro più antico è il Rig-veda, ciascuno dei quattro libri, si divide in tre parti:
il Sanhita, il Brahamana, e il Sutra. Le notizie più antiche sulla pratica della medicina, sono riportate dal Rig-veda e dall'Atharva-veda. Nel Rig-veda si fa menzione di ben trentatré divinità a cui vengono attribuiti il potere di conservazione, prevenzione e cura della salute. Sono trasposizioni deificate di elementi e forze della natura: acqua, fuoco, sole, luce, terra.
I medici dell'epoca vedica erano divisi in classi, chirurghi, medici-maghi e medici che preparavano antidoti contro i veleni di serpenti e altri animali.
Nell'Atharva-veda, sono descritte numerose malattie. Una parte è dedicata all'ostetricia, dove il concepimento è frutto dell'intima mescolanza del seme maschile e di quello femminile, mentre la gestazione dura 10 mesi lunari.
Il periodo brahamanico
Nel periodo brahamanico, l'evoluzione della società di orienta verso l'istituzione della casta; in sanscrito la parola varna, termine traducibile con casta, ha il significato di colore. Probabilmente è un tentativo degli ariani conquistatori di differenziarsi dalle popolazioni indigene, somaticamente distinguibili per il colore scuro dell'incarnato, mentre gli Arya erano di carnagione chiara, la ragione di questa rigida separazione non è del tutto chiara, quella prevalente è la teoria razziale, gli Arya inferiori numericamente e culturalmente avevano sviluppato un sistema di stretta separazione tra conquistati e conquistatori, a cui l'elemento razza non era del tutto alieno.
Questo tentativo di mantenere una rigida separazione, ebbe ripercussioni anche tra gli stessi Arya, divisi in sacerdoti, militari e plebe, questa divisione seguiva la via ereditaria. Quando gli Arya si affermarono come classe dominante, la divisione all'interno del loro gruppo sociale si fece rigidissima e vide la supremazia dei sacerdoti Brahmini nei confronti della classe militare dei Kshatrya fino allora dominante. Dalle due caste principali si suddivisero in quattro caste ulteriormente suddivise in sottocaste; le caste erano furono un tentativo di antropizzazione di Brahma, ognuna di essa rappresentava una parte del suo corpo:
1 - Brahamini, la bocca, rappresentava la casta di appartenenza dei sacerdoti, eruditi, medici e professori;
2 – Kshatriya, le braccia, la classe inizialmente dominante, era la classe dei militari e degli uomini di governo;
3 – Vaishya, le gambe, era la casta di appartenenza dei commercianti e degli agricoltori,
4 – Shudra, i piedi, era la casta degli operai, degli artigiani e dei contadini;
La polvere sopra i piedi di Brahma non aveva per origine Brahma, perciò era la casta dei senza casta i Dalit, costituiti dai discendenti di coloro che infransero le regole delle caste.
Per la storia della medicina, questo fu un periodo particolarmente fecondo.
La casta dei brahmini, ritenuti discendenti diretti del dio Brahama, erano a capo di tutte le creature viventi,diritto scaturito dalla volontà del dio. Erano i custodi di ogni sapere,poeti, educatori, scrittori, custodi ed interpreti dei Veda, nonché medici e guaritori.
Il loro canone ufficiale di comportamento era il Codice di Manu, un manuale di condotta per i brahmini.
Forse per via del fatto che il codice comportamentale vietava di ispezionare un cadavere, l'anatomia rimase allo stato di ipotesi speculativa.
Tre i medici dell'epoca, tre nomi sono passati alla storia: Charaka, Susruta e Vaghbata.
Nel periodo in cui visse Buddha, sorsero due università, una a Benares, l'altra a Taxila. L'università di Taxila ebbe un periodo d'oro durante il regno di Asoka il Grande, il quale fece costruire un ospedale in ricordo della triste sorte toccata a suo figlio Kunala, il quale fu accecato in seguito alla congiura della matrigna che si era invaghita di lui. Kunala riebbe la vista grazie a Buddha e suo padre riconoscente fece erigere una stupa che divenne ben presto meta di pellegrinaggio di tutti coloro che erano malati agli occhi. Taxila divenne col tempo un grande centro di insegnamento buddhista e un ospedale per la cura delle malattie degli occhi. Ancora oggi il miglior centro medico indiano specializzato per le malattie oftalmiche, il Mission Ospital si trova a Taxila, dove insegnò Atreya, colui che è considerato il padre della medicina. Figura in parte leggendaria, era figlio di Atri, un personaggio semimitologico, rappresentazione terrena di Brahma. Ad Atreya è attribuita la paternità dell'Atreya Samhita, in cui classifica le malattie in curabili e non curabili, curabili con la magia o con le preghiere.
Atreya era stimato al punto tale che generazioni future di medici guaritori si professavano suoi allievi ed interpreti del suo pensiero.
A Susruta è attribuita la paternità dell'opera Susruta Samitha, il più grande libro di medicina indiana del quale abbiano notizia.
Lo stile del libro è quello enciclopedico, spazia dalla chirurgia, ricordando che Susruta fu soprattutto un eminente chirurgo, dalla tossicologia,dai rimedi contro i veleni dei serpenti, scorpioni; dalla cura contro i morsi degli animali, scimmie, cani, ratti; etica, ostetricia, dietetica, nozioni di anatomia, patologia, fisiologia e oculistica. Aveva individuato la natura contagiosa della lebbra, descrivendo accuratamente la forma anestetica che si manifesta con la perdita della sensibilità tattile.
Nel capitolo dedicato all'anatomia, descrive accuratamente le procedure per dissezionare un cadavere, e descrive il corpo umano, come formato da 107 parti vitali, i vasi sanguigni invece hanno origine dall'ombelico estendendosi a raggiera per tutto il corpo.
La fisiologia dell'organismo è legata a tre umori o dosha, vata, pitta, kapha.
Vata è la forza nervosa o muscolare, Pitta è il metabolismo e Kapha sono i fluidi corporei.
A livello di rimedi Susruta descrive almeno 760 piante medicinali, alcune di comprovata efficacia: oppio, aconito, cassia, ricino, zenzero, cannabis. Accanto ai rimedi erboristici descrive dei rimedi minerali a base di bismuto,arsenico, solfato di rame, mercurio e argento.
La parte dedicata alla chirurgia è molto ampia e degna di interesse, innanzitutto per la pregevolezza della strumentazione chirurgica, pinze, forbici, fili di seta per suture, teli di lino e poi per la raffinata tecnica chirurgica che egli suddivideva in escissione, scarificazione,aspirazione, estrazione, evacuazione e sutura. E' nel campo della chirurgia che noi diremmo ricostruttiva che operò con tecniche innovative, le quali furono iniziarono ad essere usate in occidente solo sul finire del sec. XVI.
Secondo il Codice Manu, l'adulterio veniva punito con il taglio del naso. Susruta, aveva messo a punto una tecnica di rinoplastica veramente strabiliante, questa tecnica descritta nel Sushruta Samhita, consisteva nella rotazione di un lembo di tessuto prelevato dalla guancia e successivo innesto sul naso tagliato di recente, una fasciatura ad arte e l'utilizzo di polveri di legno di Sappan, liquirizia e Berberis asiatica favoriva il processo di attecchimento e la cicatrizzazione. A lui è attribuito anche l'impiego di una primitiva forma di anestesia con derivati della canapa indiana e iosciamo.
Il Charaka Samhita o compendio di Charaka, è uno dei canoni della medicina indù. E' un'accurata opera di revisione del trattato di Agnivesa, discepolo di Atreya, mentre la forma pervenuta a noi è stata riscritta e ampliata nel IX sec. d.C. da Dridhabala. Così come è strutturato si presenta come un opera ricorsiva, in cui si intrecciano confusamente concetti di filosofia, religione, mitologia, profezie, incantesimi, lodi e infine materiale medico.
La malattia per Charaka è l' alterazione di tre umori, aria, bile e flemma, per ciascuno di loro fa una classificazione di un gran numero di malattie. Descrive accuratamente i sintomi del diabete che chiama “orina di miele, madu mehe” e propone una serie innumerevole di rimedi a base di erbe e minerali.
Considera la sterilità una sorta di flagello, che cura con afrodisiaci sotto forma di dolci, pillole, succhi, pappe d'avena. Per la cura dell'epilessia e della pazzia, considera l'aspetto onirico, ricorrendo alla pratica dell'incubazione nei templi, all'ipnotismo e alla forza della suggestione. La carie era opera di vermi che perforavano i denti, quindi raccomandava la pratica dell'igiene dentale e nei casi gravi faceva ricorso all'estrazione.
Vagbhata il terzo dei grandi della medicina,autore dello Astranga Samgraha, tratta in maniera estesa di medicina,anatomia, terapia,ostetricia, oculistica e patologia. L'anatomia è il risultato di congetture e ipotesi speculative, non era contemplata la pratica della dissezione, preludio alle osservazioni scientifiche dirette, in quanto i medici, appartenenti alla casta dei brahmini non potevano,così come è stato già ricordato venire a contatto con un corpo morto.
Se l'anatomia, in questo periodo, era rilegata al campo puramente speculativo, altrettanto non si può dire dell'erboristeria, dove la conoscenza dei principi curativi delle erbe era sorprendente, Susruta descrive accuratamente più di 700 piante medicinali, i cui principi attivi ottenuti sotto forma di pillole, tinture, unguenti, fumigazione, estratti, sono degni del migliore fitoterapeuta dei nostri giorni; all'erboristeria, affiancarono la cura con rimedi ottenuti dal regno minerale e animale, così venivano impiegati metalli come l'oro, il piombo, il mercurio il borace e l'allume per curare molte malattie, furono tra i primi ad impiegare il mercurio per la cura della sifilide.
Il periodo mongolico
Dopo la conquista di Tamerlano che si concluse con lo sterminio di 100.000 mila prigionieri, ritornarono sul trono i sultani, i quali governarono ancora per un secolo. Bahur, fondatore della dinastia mongola,vinse il sultano, conquistò Dehli nel 1525 e fondò la dinastia moghul che rimase sul trono fino alla dominazione inglese. Akbar dopo un periodo di efferata crudeltà divenne un sovrano saggio, amante della cultura e della scienza e fondamentalmente tollerante sotto il profilo della religione, in questo periodo molti induisti soprattutto i fuori casta, i Dalit, si convertirono all'islamismo attratti da una religione che predicava l'uguaglianza tra gli uomini. Nonostante fosse semianalfabeta, a causa della ritrosia infantile a sottostare alle regole severe imposte dai suoi precettori,Akbar diventato adulto riuscì a farsi una cultura che spaziava in tutti i campi del sapere, ma soprattutto i suoi interessi erano rivolti alle speculazioni filosofiche e al misticismo. I suoi biografi parlano di “visioni mistiche” che riceveva all'improvviso, per questo molti hanno ritenuto che Akbar in realtà soffrisse di quella che per i musulmani era il “male del Profeta” ovvero l'epilessia, le fonti non sono attendibili, quello che è certo che Akbar al pari di suo padre Humayun era stato un consumatore precoce di alcool e oppiacei, di lui scrissero “ Natura erat melancholicus et epileptico subjectus morbo”, di natura melanconica perché epilettico. Dei sintomi tipici dell'epilessia non c'è documentazione, le fasi di malinconia potrebbero essere derivate da periodi di astinenza dagli stupefacenti o più verosimilmente da una tendenza “maniaco-depressiva”. Fortemente attratto dalla religione, si considerava il prescelto del Profeta, fino ad arrivare alla sua completa identificazione. Con il progredire degli studi in campo religioso,nella sua mente si generò la profonda convinzione che in ogni religione ci fosse qualcosa di oggettivamente valido a livello di pensiero e soprattutto uomini e pensatori dai sentimenti profondi, di conseguenza se la verità era ovunque perché limitarsi solo ad una religione? Seguace del maestro persiano Mir Adbul Latif, fondò una religione di tolleranza universale con lui a capo,la “religione di Dio”( din-i-ilahi). Sul finire del 1500 scrisse una lettera a Roma, per invitare a corte i padri gesuiti, con lo scopo di conoscere il Vecchio e il Nuovo Testamento. La delegazione capeggiata da padre Rodolfo d'Acquaviva giunse a corte e Akbar, scelse come precettore per il principe Murad,padre Antonio Monserrate.
I moghul, da conquistatori avevano portato a corte i loro medici, principalmente musulmani. Il Canone di Avicenna era il loro testo di riferimento che ben presto soppiantò tutti i testi di medicina del passato, avvalendosi tuttavia degli insegnamenti di Susruta e Charaka. Akbar per garantire pari diritti a tutti, assunse presso la sua corte anche medici persiani e greci. La loro medicina straniera è quella che viene ancora praticata in alcune zone del sub-continente Indo-Pakistano, l'Unani Tibb o medicina greco ionica, che derivò dalla medicina greca, basata sulla teoria degli umori di Ippocrate:bile nera,bile gialla, flemma e sangue.