I miti gli eroi e le leggende del passato

L'Olivo: tra storia e mitologia

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Scritto da Alba

 


Omero, nell'Iliade, paragona Euforbo morente a causa dei colpi di Menelao ad un bellissimo ulivo. Questa descrizione di Euforbo morente, piacque a tal punto a Pitagora, da tradurla in versi che cantava accompagnandosi col suono dell'arpa. Euripide nella sua tragedia intitolata “Ione,” parla dell'incontro di Creusa con suo figlio Ione che non ha mai conosciuto. Costui, riceve dalle mani della Pizia il cesto in cui fu esposto da neonato. Egli vuole farne offerta ad Apollo: Creusa che assiste alla scena, riconosce in Ione il figlioletto che aveva abbandonato, ma non è creduta. Allora elenca tutti gli oggetti che vi erano contenuti, una collana, dei veli finemente ricamati ed un ramo d'olivo staccato dall'albero, che germogliò sullo scoglio sacro a Minerva Questo ramo era perennemente verde, perchè apparteneva ad un ulivo immortale.

 

...Creúsa:

   Oh, qual vista inattesa a me si scopre!
Iòne:
Taci: di troppo anche già pria mi fosti.
Creúsa:
Non consente il tacer ciò che m'avviene!
Non consigliarmi: ché il cestello io scorgo,
dove io te, figlio mio, deposi, pargolo
senza parola, ne le Rupi lunghe
e nell'antro di Pane. E questo altare,
anche morir dovessi, or lascerò.
(Abbandona l'ara, e si precipita verso Iòne,
per esaminare il cestello)
Iòne:
Afferrate costei: balzò, dal Nume
resa delira, dall'altar, l'effigie
sacre lasciò. Le braccia sue legate.
Creúsa:
Tener non mi potrete, anche uccidendomi,
che a questo cesto io non m'afferri, e a quello
che c'è dentro nascosto, e, figlio, a te.
(Si afferra al figlio, e lo tiene stretto: sicché
le guardie non possono afferrarla né colpirla)
Iòne:
Ora io debbo suo schermo essere: è strano.
Creúsa:
No, ché diletto ai tuoi diletti appari.
Iòne:
Ti son diletto? E mi volevi uccidere?
Creúsa:
Se pur diletto ai genitori è un figlio!
Iòne:
Lascia le trame: io ben saprò scoprirti.
Creúsa:
Deh, fosse! È questo ciò ch'io bramo, o figlio!
Iòne:
Vuoto è il cestello, o qualche cosa v'è?
Creúsa:
Le tue vesti ci sono, in cui t'esposi.
Iòne:
Puoi dire quali, pria che tu le vegga?
Creúsa:
E se dir non lo so, voglio la morte.
Iòne:
Parla: ché strano è questo ardire tuo.
Creúsa:
Vedi un ricamo ch'io fanciulla feci.
Iòne:
Com'è? Ricami assai fanno le vergini.
Creúsa:
Non perfetto: qual può chi all'arte è novo.
Iòne:
Quale figura c'è? Qui non m'inganni.
Creúsa:
Proprio in mezzo all'ordito c'è la Gòrgone.
Iòne:
O Giove! Qual destino ora m'incalza?
Creúsa:
Orlato è di serpenti, a guisa d'ègida.
Iòne:
Ecco il peplo ch'io trovo, ecco le fasce.
Creúsa:
Dei miei telari o antica opra virginea!
Iòne:
C'è altro? Oppure questo sol sai dirmi?
Creúsa:
Due draghi: e tutte d'or brillan le fauci.
Iòne:
Dono d'Atèna, da fregiarne i pargoli?
Creúsa:
Certo, ad esempio d'Erittònio antico.
Iòne:
E l'aureo fregio, a che, dimmi, a quale uso?
Creúsa:
Per portarlo, o mio figlio, al collo il pargolo.
Iòne:
Ecco i dragoni. Un terzo segno or dimmi.
Creúsa:
Ti cinsi attorno un serto dell'ulivo
che dalla rupe germogliò d'Atène:
se ancora c'è, non ha perduto il verde,
ché divina è la pianta ond'esso crebbe.
Iòne:
Madre sopra ogni cosa a me diletta,
t'ho pur veduta! E lieto sono adesso,
e tu lieta! Alle tue guance mi stringo.
Creúsa:
O figlio, o luce per tua madre fulgida
piú del Sole - perdono il Dio m'accordi -
fra le braccia ti stringo, allor che piú
non speravo trovarti, e con Persèfone
già ti credevo, fra la morta gente.
Iòne:
Fra le tue braccia, o madre a me diletta,
ecco, già morto, e non piú morto appaio.
Creúsa:
O gioia! O lucidi grembi dell'ètere,
qual voce emettere
dovrò, qual grido? Donde inatteso
ci giunse il bene?
Questa allegrezza, donde proviene?
Iòne:
Tutto in mente potea, madre, venirmi,
e non già questo, che tuo figlio io fossi...
Ione - Euripide

Erodoto ci racconta un'altra bellissima storia: due giovani vergini, Dania ed Augeria, native di Epidauro vennero oltraggiate e sopraffatte dalla vergogna si impiccarono; dopo poco tempo le terre degli Epidauri furono invase dalla sterilità; l'oracolo consultato impose di innalzare a Dania e Augeria delle statue scolpite dai tronchi di ulivo domestico. Nelle terre di Epidauro questa pianta era sconosciuta, allora chiesero agli ateniesi il permesso per potersene procurare. Costoro acconsentirono, ma ad una condizione: il popolo di Epidauro ogni anno avrebbe dovuto inviare una delegazione di suoi cittadini ad Atene per fare solenni sacrifici alla Dea Atena. L'immagine del riposo e della pace eterna era rappresentata dalla cristianità con una colomba che porta un ramo d'Olivo nel becco, simbolo anche di rinascita a nuova vita e speranza di resurrezione, ma anche di rinascita spirituale. Non a caso Noè inviò la colomba con l'Olivo ad annunciare la fine del diluvio. Licurgo, volle abolire ogni fasto alle cerimonie funebri, stabilendo di adagiare i cadaveri sopra foglie di olivo e di alloro, questo per alludere alle vittoria riportata dal defunto sulle miserie della vita. L'Olivo era simbolo della Misericordia, della Clemenza, della Equità, della Pietà, della Felicità, della Luce. La Misericordia infatti era una donna vestita di bianco, rappresentata nell'atto di porgere pane ai poveri e con una ghirlanda di olivo sul capo. La Clemenza e l'Equità sono rappresentate nelle monete come donne con rami d'olivo tra le mani. Anche la Pietà, rappresentata come una donna velata, aveva in mano un ramoscello di olivo. Felicità era una figura femminile seduta su una cornucopia e con rami d'olivo tra le mani. L'olivo simbolo di luce, perché la luce è l'essenza di Minerva, chiarezza dell'intelletto, o forse perché l'olio ottenuto dai suoi frutti serviva per illuminare la notte. Durante le grandi epidemie, era consuetudine portare con se ramoscelli d'ulivo per proteggersi dal contagio. I censori romani erano rappresentati con un piccolo vaso di acqua benedetta in una mano e un ramoscello di ulivo nell'altra. Al termine dei cinque anni del mandato, era usanza benedire il popolo, aspergendo acqua benedetta con un ramoscello d'ulivo, in segno di perdono verso il popolo che avrebbe vessato durante il periodo del censo.

Copyright 2011 L'Olivo: tra storia e mitologia. Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Unported.
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