I miti gli eroi e le leggende del passato

La medicina mitologica Greca e Romana - Parte II

Stampa
Scritto da Miralba

Angerona

 

La medicina mitologica Romana ,prese in prestito la maggior parte delle Divinità elleniche, gli Dei maggiori erano chiamati Consente in quanto parte del Consiglio Celeste; molte di queste divinità a Roma ebbero onori ancora maggiori che in Grecia, mentre altre furono divinità autoctone.

Del culto tributato a queste divinità restano in ogni caso delle traccie nella storia, provenienti da reperti archeologici, pitture vascolari, iscrizioni lapidarie e monete. Molte di queste divinità erano Di Indigetes, un gruppo di divinità minori non adottate da altre religioni in contrapposizione ai "Di Novensidas" intesi come i nuovi Dei, ossia gli eroi assunti al rango di divinità. Di Indigetis era per la tradizione romana, il nome dato agli Dei o ai mortali per esaltarne le virtù. Costoro alla loro morte venivano onorati diventando i protettori dei luoghi dove erano stati deificati. Il nome sembra derivare dalla frase " In Diis ago” ossia io sono tra gli Dei oppure "Inde Genitus”, cioè nato nel posto.

Alla dea Febris o Febronia era dedicato un tempio sul monte Palatino, luogo dove si portavano gli infermi per poter essere curati mediante una rigorosa osservazione di regole igieniche ed alimentari e talvolta con qualche rimedio a base di erbe.

Una toccante lastra di marmo giunta fino a noi, dedicata a Febronia fu probabilmente eretto da una madre in lutto e riporta la seguente incisione:



FEBRI DIVAE FEBRI

SANCTAE FEBRI MAGNAE

CAMILLA AMATA PRO

FILIA MALE AFFECTO . Posuit



Febronia era la Dea della Febbre. Di quanto fossero temute le malattie febbrili non possiamo non rendercene conto, in considerazione dell'insalubrità delle zone paludose dell'Agro Pontino e nelle isole del Tevere, dove la malaria regnava sovrana. Per ingraziarsi la benevolenza di questa Dea protettrice delle febbri malariche furono istituiti i Lupercali che si celebravano nel mese di febbraio. Era rappresentata come una figura di donna dalla testa calva e dal ventre gonfio. Varrone parla di un tempio dedicato a Febronia nella zona Transtiberina, adiacente a quello di Esculapio, quasi a volerne sottolineare l'importanza.

Quando la medicina si rivelava impotente, si invocava la Dea della stanchezza Fessonia,perché ella donava la salute e un rinnovato vigore fisico.

Iside secondo quanto riferito da Cirillo di Alessandria praticò la medicina e inventò molti rimedi: Iside appare nei sogni e indica i rimedi agli infermi. In Egitto c'era una statua dedicata a questa divinità che diceva:

 

Musee_Pio_Clementino-Isis_lactans

 

Io sono tutto ciò che è,tutto quello che è stato e che sarà, nessun mortale potrà mai togliermi il velo che ricopre il mio volto”.

E' questa la ragione perché a guardia della porte del tempio ci sono due sfingi simbolo dell'oscurità. A Roma, al tempo di Augusto, veniva celebrata una festa in suo onore con il nome di Isiaca Sacra.

Le Dee Prossa e Postverta, per il loro contributo all'ostetricia furono considerate aiutanti di Lucina. Prossa si invocava quando la presentazione del feto al momento del parto era cefalica e Postverta quando il feto si presentava in posizione podalica.

La dea Ossipaga era colei che presidiava la consolidazione delle ossa dopo una frattura mentre Carna interveniva alla cicatrizzazione dei tessuti molli, manteneva integri le viscere dei bambini e a detta di Ovidio proteggeva i bambini dalla scofola, una malattia delle linfoghiandole,chiamata nel Medioevo “tocco reale”, quando il potere di guarigione fu attribuito non più alla Dea ma ai re di Francia e Inghilterra che la curavano con l'imposizione delle mani. Bruto in suo onore consacrò un tempio sul monte Celio.

La dea Angerona o Angina era tra le divinità adorate a Roma. Le malattie della gola erano all'epoca dei romani epidemiche (difterite) e il popolo per difendersi aveva stabilito il culto della dea Angina. Giulio Modesto parla dei sacrifici offerti alla Dea per averli salvati da una terribile epidemia, di questa storia troviamo un riscontro anche in Plauto che racconta di una epidemia che si era sviluppata tra i maiali. Per lei furono istituite le Feste Angeronialis. Questa Dea era anche la Dea del Silenzio e come tale era rappresentata con l'indice della mano destra a sfiorare le labbra chiuse, in analogia forse, all'afonia che si manifesta in caso di laringite. Per proteggersi dalle malattie dermatologiche e veneree non restava di meglio che affidarsi alla protezione della dea Scabia secondo quanto ci riferisce Prudenzio. Cicerone, però nel suo De Natura Deorum, si scaglia con un'invettiva contro l'usanza di celebrare feste ed edificare tempi a divinità strettamente correlate con le malattie e cita una Dea della Sfortuna a cui era stato dedicato un tempio nell' Esquilino e una Dea Orbona che aveva un'ara nel tempio dei Lari.



...Questo tipo di errori giunsero così lontano, che, anche alle cose nocive non solo furono dati nomi degli Dei ma che di fatto ebbero anche le loro forme di culto istituite in loro onore: a testimonianza di ciò il tempio dedicato alla Febbre sul Palatino, quello di Orbona, la Dea della privazione e della disgrazia, vicino al tempio dei Lari, e l'altare consacrato alla Mala Sorte sull'Esquilino...

Cicerone-De Natura Deorum



Era questa la Dea che si prendeva cura dei bambini orfani, “orbati parentibus” secondo Plinio, ma Cicerone la relega al rango delle divinità cattive come Febronia, perché a suo dire era la Dea che faceva morire i bambini perciò era invocata dai genitori affinché li proteggesse. Questa Dea proteggeva gli occhi dalla cecità ed era anche colei che veniva invocata nel momento del trapasso per chiudere gli occhi del defunto.

Luciano di Samosata per non essere da meno invoca una Dea di sua invenzione la Dea Podagra (Gotta), responsabile di una malattia che affliggeva la maggior parte della nobiltà romana:



...Io la Podagra, a chi non sono io nota,

Fra i mortali che vivon su la Terra,

Che non mi placo per fumo d'incensi,

né per sangue versato presso l'are

né per voti sospesi in ricco tempio?

Non mi può vincere Febo coi suoi farmaci,

E di tutti gli dei del cielo è il medico;

N' il dottissimo suo figlio Esculapio.

Eppur da che è nata questa umana Genia,

tentano tutti rovesciare la possa mia,

mescendo e componendo

Sempre artefatti farmaci...

Tragedopodagra-Luciano





Medea figlia di Eete e Clizia è conosciuta sicuramente più per le sue azioni malvagie che per il suo ruolo di maga e di guaritrice. Esperta nelle arti magiche, fu la prima ad impiegare l'aconito, un veleno potentissimo ma anche un rimedio di sicura efficacia, Medea lo impiegò per ringiovanire Esone padre di Teseo iniettandoglielo attraverso le vene con una tecnica suggestiva che ricorda la somministrazione endovenosa. rendendo la salute e la robustezza al povero vecchio.

 

Medea-Sandys

 

Medea che vede maturar l'oliva,

E d'erbe, e varij fior la corte piena,

Stringe il coltello, e fere il vecchio, e priva

del poco humor la stupefatta vena

Poi nel grato liquor, che il morto aviva,

il vecchio in tutto esangue infonde à pena.

Che 'l sacro humor, che bee la carnal salma,

In un punto il vigor gli rende, e l'alma

Com' entra per la bocca il grato fonte,

E per dove il coltel percosso l'have

La crespa, macilente, e debil fronte

Perde il pallore, e vien severa, e grave

Par ch'ogni hor più le forze in lui sian pronte,

E che la troppa età manco l'aggrave

Egli il centesimo anno Havea già pieno,

E più di trenta già ne mostra meno


Il volto de le crespe ogni hor più manca,
S’empie di succo, e acquista il primo honore.
Già tanto la canicie non l’ imbianca,
Anzi più vivo ogni hor prende il colore.
La barba è mezza nera, e mezza bianca,
Già la bianchezza in lei del tutto more;
È ver, che qualche pel bianco anchor resta
Fra i novi crin de la cagnata testa.

Com’esser giunto ad otto lustri il vede,
À gli anni, c’ han più nervo, e più coraggio,
La dotta Maga il fà saltare in piede
Per non lo far più giovane, e men saggio.
L’ama di quarant’anni, perche crede,
Che quel tempo ne l’huomo habbia vantaggio,
Perche l’età viril, dov’ella il serba,
È più forte, più saggia, e più.

Euripide-Medea



Medea
ebbe altre due sorelle Angizia e Circe (per molti fu sua zia) anch'esse abilissime nell'arte di guarire e nella formulazione di pozioni velenose Circe stabilitasi sul monte Circeo si dedicò allo studio delle proprietà delle erbe.

E' per questo motivo che Eschilo nelle sue tragedie celebra la ricchezza e le virtù delle piante medicinali cresciute nel promontorio del Circeo. Dimoravano sul Circeo le popolazioni dei Marsi le cui origini mitologiche si fanno risalire proprio a Circe stando all'opinione di Plinio,abilissimi addestratori di serpenti, ne estraevano il veleno che veniva impiegato a scopi curativi ma anche offensivi. Angizia prese invece dimora presso la Conca del Fucino abitata allora dai Marrubbi a cui insegnò il sistema per proteggersi dal veleno dei serpenti velenosi.

Cerrini Giovanni_Domenico_-_La_maga_Circe

Nelle Punicae, Silius Italicis scrive:

 

...Angizia, figlia di Eeta, per prima scoprì le male erbe,

Così dicono, e maneggiava da padrona

i veleni e traeva giù la luna dal cielo;

con le grida i fiumi tratteneva e,chiamandole,

spogliava i monti delle selve...



Queste popolazioni la resero culto presso le rive del lago di Luco. A questa dea secondo Plinio era dedicata una feste che solenne che si celebrava il 12 delle calende di gennaio.

L'aria impura e ristagnante delle paludi romane ebbe anch'essa una divinità salvifica nella Dea Mefite. Era questa la Dea che allontanava gli ammorbanti odori dall'aria, ristabilendone la salubrità. L'aria che si respirava a Roma è descritta da Seneca come una mistura di odori che si levavano dalle cucine fumanti e di nuvole di polvere che si sollevavano dalle strade,mescolandosi con i vapori pestiferi. Questo sgradevole fumus in parte era da imputare al vento che sospingeva verso la città anche le zaffate di fetore che provenivano fuori dalle mura cittadine,derivate dalla cremazione delle salme nelle ustrine. Di conseguenza è facile comprendere con quanta fede si affidassero alla protezione di Mefite per propiziarsi il favore del vento e tenere lontano da Roma i fumi che appestavano l'aria. A Mefite fu eretto un tempio sull' Esquilino.

Il culto della Dea Mefite iniziato a Roma si estese anche in altri luoghi. Un tempio dedicato a Mefite probabilmente esisteva nelle zone iinsalubri attraversate dal Po.

Presso Cremona, fu ritrovata la seguente iscrizione:



MEFITI L CAESIUS ASIATICUS

VI VIR FLAVIALIS .ARAM .ET

MENSAM DEDIT.



Si invocava la Dea Egeria e Giunone Lucina la cui protezione, favoriva come già detto il parto.Ad Egeria si offrivano sacrifici e le si rendeva culto a Porta Capena. Si invocavano anche una Giunone Fluonia e una Dea Mena responsabili dei flussi mestruali. Nell'antica religione romana, le Nixae, erano le divinità a cui era consacrata la nascita. Le Nixie presiedevano all'espulsione del feto, favorendo le contrazioni uterine .Erano raffigurate in posizione accovacciata e da questo si suppone abbia origine il loro nome che significa lavoro o sforzo, forse per sottolineare il travaglio del parto, di fronte al tempio di Minerva sul Campidoglio c'è un gruppo di tre statue portate a Roma da Manlio Acilio Glabrione. Nella iconografia del mito greco, la posa in ginocchio si trova anche nelle rappresentazioni di Leto (Latona romana) che da alla luce Apollo e Artemide (Diana), e di Auge che da la vita a Telefo, figlio di Eracle. Dopo il parto, in aiuto della puerpera accorrevano altre tre divinità, Intercidona, Pilumno e Devera con il compito di intercedere affinché il taglio la successiva caduta del cordone ombelicale avvenisse senza rischio per la madre e il figlio e preservando il neonato dal cattivo influsso del Dio Silvano che agiva contrastandone il normale sviluppo. Alla dea Matuta erano consacrate le gioie della maternità. A Matuta era stato consacrato un tempio nel Foro Boario e in suo onore nel mese di giugno si celebravano le Matriarcalis, una festa a cui erano ammesse a partecipare solo le donne. Magna Geneta era venerata perché vigilava sulla donna durante tutto il periodo della gestazione, dal momento del concepimento fino al parto. A questa Dea veniva sacrificato un cane che era anche uno dei simboli di Esculapio. Opis e Nateo prendevano sotto la loro speciale tutela il bambino appena dato alla luce, secondo Sant'Agostino era il soprannome dato a Giove, come protettore dei neonati. Cunina presiedeva agli infanti che dormivano nella culla, sia per proteggerli da cadute accidentali che per allontanare il malocchio. Il Dio Vagius o Vaticano apriva la bocca del bambino per fargli emettere i primi vagiti, mentre la dea Ruma (da ruma che significava mammella) favoriva la montata lattea. A Ruma era dedicato un tempio edificato nei pressi del Ficus Ruminalis, sul colle Palatino,dove i gemelli Romolo e Remo furono allattati. I sacrifici in suo onore erano offerte di latte e vino novello. Ediuca o Edusa era a protezione dell'alimentazione del bambino, a lei si sacrificava quando il bambino passava dall'alimentazione lattea alla prima alimentazione solida. mentre Potinia aveva cura dell'alimentazione liquida, impedendo ai rigurgiti di latte di soffocare il bambino. E quando il bambino iniziava a muovere i primi passi? Beh niente paura, c'era la Dea Levana a proteggerlo. Levana era anche la dea che presidiava la legittimazione e il riconoscimento dei neonati da parte del padre. La cerimonia del riconoscimento, avveniva alla nascita del bambino, quando il neonato veniva posto a terra davanti al padre che per considerarlo legittimo doveva prenderlo in braccio e innalzarlo verso l'alto offrendolo simbolicamente alla Dea.

Tutto ciò che potesse intimorire il pargolo, era allontanato dalla Dea Paventia che interveniva per garantire un armonico sviluppo psicofisico.

Fin qui abbiamo parlato di divinità minori,tralasciando il fatto di come ogni parte anatomica fosse sotto la tutela di una divinità maggiore. La testa, sede dell'intelletto , della memoria, della volontà era protetta da Giove Ottimo Massimo; il petto era consacrato a Nettuno, perché quando si nuota è la parte che sopporta gli sforzi maggiori. I fianchi a Marte, mentre a Genio la fronte, perché era a parte del corpo che si toccava per rendere omaggio agli Dei. Gli occhi erano sotto il patrocinio di Cupido figlio di Venere perché erano considerati come lo specchio che catturava le dolci impressioni dell'amore..Fulgenzio, riferisceche gli occhi furono consacrati anche a Minerva. Le orecchie,secondo Servio, furono invece sacre alla Memoria. Il luogo dietro l'orecchio destro, corrispondente all'apofisi mastoidea degli anatomici, fu attribuito a Nemesi e si riteneva, secondo Plinio che toccando con l'estremità del dito mignolo la bocca da quel punto, si otteneva la grazia degli Dei, mentre Il dorso e le parti posteriori erano, secondo Artemidoro, sacre a Plutone, Dio de gli Inferni, i reni e gli inguini a Venere, i piedi a Mercurio, le ginocchia alla Pietà,i talloni e le piante dei piedi a Tetide, le dita a Minerva.

 





Bibliografia

Igino-Miti Ed. Adelphi 2000

Lucianus-Opere. Trduzione di L.Settembrini.Ed.Le Monnier

K.Kerenyi. Gli Eroi della Grecia.ed.Il Saggiatore 1995

Sofocle-Filottete.Traduzione di F. Bellotti

Omero-Iliade.Trad. Vincenzo Monti

K.W.Weber-Smog sull'Attica Ed.Garzanti 1990

Wikipedia.org

Enciclopedia Treccani

Biblioteca Apollodoro Ateniese

W.Osler-The Evolution of Moder Medicine. Ed. Fielding Garrison 1921

K.Kelly-The History of Medicine. Ed.Library of Congress 2009

K.Sprengel-Essai d'une histoire pragmatique de la medecine vol.1 Paris

Euripide-Alcesti

G. De Sanctis-Scritti Minori

C.A. Vanzoni- Dizionario Universale della lingua Italiana

B.Haliova-Histoire de la Medecine Ed.Elsevier-Masson 2009

I.Dawson-Greek and Roman Medecine. Ed.Enchated Lion Book 2005

Cicerone-De natura Deorum III, cap.25

Copyright 2011 La medicina mitologica Greca e Romana - Parte II. Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Unported.
Templates Joomla 1.7 by Wordpress themes free

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie vai alla sezione Cookie Policy  Cookie Policy