I miti gli eroi e le leggende del passato

La medicina mitologica Greca e Romana - Parte I

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Scritto da Miralba

 

michel wilson- tempio di apollo sosiano con teatro

 

La mitologia medica Greco e Romana ci ha tramandato una moltitudine di divinità mediche, mutuate da divinità prese in prestito dalla mitologia dei Fenici, degli Egizi, Etruschi e altri ancora. Oltre alle divinità vere e proprie, ci furono un gran numero di persone che eccelsero nell'esercizio dell'arte medica,da diventare autentiche celebrità, osannati dalla popolazione tanto da meritare dopo la morte, l'elevazione al rango degli Dei; a costoro furono dedicati templi e considerati grandi eroi. La medicina che praticavano costituisce una sottocategoria della medicina mitologica ed è conosciuta con il nome di medicina eroica.

Apollo figlio di Giove e Latona, fratello di Diana fu adorato in Grecia, a Delo e a Mileto; quando il suo culto passò a Roma, fu adorato con un'intensità ancora maggiore. Questa divinità secondo Platone era adorato per la sue quattro arti: medicina, divinazione. caccia e musica. Inventore della medicina, Ovidio gli dedica questi versi:



...Inventum medicina meum est...



Ad Apollo si attribuisce la scienza di guarire. I nomi con i quali era conosciuto, Akesios o Iatros, guaritore, si riferiscono al ruolo di colui che restituisce la salute. I Romani gli attribuirono anche il nome di Medicus e ad Apollo Medicus venne eretto in tempio a Roma. La medicina era associata a lui direttamente o per la mediazione di suo figlio Asclepio, senza dimenticare che era anche il Dio che facendo scoccare i dardi mortali dal suo arco poteva colpire la gente con infermità e piaghe mortali, oppure con la potenza delle sue frecce assicurare una dolce morte. Igino considera Apollo come il primo oculista probabilmente perché Apollo viene spesso confuso con il Sole che dissipa l'oscurità della notte e per analogia ha il potere di fare scomparire il velo che offusca la vista;



...Ascolta o beato tu che hai l'eterno occhio che tutto vede...

...instancabile dolce vista dei viventi..

Inno Orfico al Sole



aggiunge inoltre che Chirone figlio di Saturno fu il primo chirurgo e che praticava la chirurgia ricorrendo all'uso delle erbe; il figlio di Apollo, Asclepio invece fu colui che praticò per primo la clinica. Nella prima parte del giuramento di Ippocrate si legge:

Chirone - Eugene_Ferdinand_Victor_Delacroix

 

Apollinem medicus, et Aesculapium,

Higeamque ac Panaceam juro...



Euripide ci racconta di come Apollo insegnasse le virtù terapeutiche e l'applicazione clinica dei rimedi, conservando la tradizione nelle famose Tavole Orfiche su cui erano scritti rimedi misteriosi e formule magiche che erano conservate sul monte Panageo in Tracia.



...ma, per quanto cercassi, nulla

vidi mai che più forza avesse

della Sorte; né alcun rimedio

ritrovai nelle Tracie tavole,

nell'incanto d'Orfeo vocale,

né tra l'erbe che Febo colse,

che, blandi farmachi

per le misere genti,

porse d'Asclepio al figlio..

Euripide-Alcesti v.967



Per Apollo si intonavano le Peane, inni corali diretti ad Apollo guaritore, per tenere lontano malattie ed epidemie. Il nome peana deriverebbe dal nome di Peone, con il quale spesso viene confuso Apollo stesso.

Peone era il medico degli Dei. Omero nel libro V dell'Iliade racconta di come Plutone ferito da Ercole fu mirabilmente curato da Peone .

Peone era un rinomato medico originario dell'Egitto. Fu Lui che curò Marte dalla ferita infertagli da Diomede nell'assedio di Troia. Arrestava le emorragie col succo del caprifico. Si ritiene anche lo scopritore della peonia officinalis, una pianta forse impiegata nell'antichità come antispasmodico e per curare quello che veniva chiamato il morbo sacro. I medici egizi si dichiaravano suoi discendenti.



...Anco il gran Pluto

dal medesmo mortal figlio di Giove

aspro sofferse di saetta un colpo

là su le porte dell'Inferno, e tale

lo conquise un dolor, che lamentoso

e con lo stral ne' duri omeri infisso

all'Olimpo sen venne, ove Peone,

di lenitivi farmaci spargendo

la ferita, il sanò; ché sua natura

mortal non era: ma ben era audace

e scellerato il feritor che d'ogni

nefario fatto si fea beffe, osando

fin gli abitanti saettar del cielo.

Oggi contro te pur spinse Minerva...

Omero. Iliade lib.V



Diana, sorella di Apollo è spesso identificata con la Luna: per questo, spesso è considerata la responsabile delle malattie che colpivano le donne, ma è anche colei che presiede ai parti, nell'Inno di Orfeo, le si attribuisce il nome di levatrice. Secondo Pausania a lei si consacrò un tempio ad Atmonet e un altro ad Eubea, nei quali veniva adorata come divinità protettrice della medicina. Fu adorata anche con il nome di Diana Artemisia, perché secondo Apuleio, (De viribus Herbarum,13) scopri le virtù terapeutiche dell'Artemisia ed insegnò a Chirone il suo uso.

Atena pur avendo un ruolo marginale nell'arte della medicina era venerata per la scoperta della Camomilla Matricaria o Parthenuim solitamente usata per la cura dei piccoli problemi femminili, ma anche secondo la leggenda per aver salvato l'architetto Mnesicle gravemente ferito dopo una caduta dal tetto del tempio, prescrivendogli per mezzo di un suo oracolo, un infuso di Matricaria. Era adorata a Roma con il nome di Minerva Facticida et Medica.



MINERVAE

MEMORI

COELIA IVLIANA

INDVLGENTIA MEDICINARUM

EIVS INFIRMITATE

GRAVI LIBERATA



Ilitia o Ilizia, figlia di Giove e di Giunone, sorella di Marte, fu adorata inizialmente dagli abitanti della sponda del Mar Nero. il suo culto si estese in Grecia. Questa Dea presiede al parto.



Zeus disse,

Ascoltate Dei e Dee,

Oggi la Dea che aiuta nei parti difficili Ilizia,

farà venire alla luce

un uomo che regnerà su tutti

quelli che ci sono intorno...

Apollodoro Lib.3 14.7



Fu lei che assistette Diana nell'isola di Delo, per questo motivo in quest'isola fu adorata come Dea. Nella riva del fiume Amnius a Creta le era stata consacrata una grotta. Nell'Iliade viene menzionata come duplice divinità, una che presidia i parti buoni e una quelli cattivi. Oltre a Dea dei parti è anche colei che comanda le tre Parche. Anche a Roma, Ilitia fu adorata come dea del parto, protettrice delle donne in travaglio, ma con il nome di Lucina,



PARTUM PRODUCENT IN LUCEM



Ovidio, racconta di come Lucina, si sedette davanti alla porta di Alcmena, madre di Eracle e di come ricorrendo alle arti magiche, riuscisse a bloccarne le doglie.



...E anchor l'insopportabil mio dolore

Mi facea al cielo alzar continuo il grido,

Ne v'era modo a far, che 'l parto fuore

Potesse uscir dal suo materno nido

Ben chiamava io Lucina in mio favore

Le man tendendo la Regno eterno, e fido

E ben corse Lucina a tanto affanno,

Ma non già per mio ben, ma per mio danno.

Lucina in forma d’una vecchia viene
Per esseguir di Giuno il crudo aviso,

Cede su l’uscio, e incatenate tiene

Su’l ginocchio le man, su’l pugno il viso.

E senza haver riguardo à le mie pene,

Perche ’l parto da me non sia diviso,

Dice il verso opportuno, il qual forz’have

Di far, che ’l fianco mio mai non si sgrave...

Ovidio, Metamorfosi, 9, 292.322



Melampo era figlio di Aglaide e di Amitaone. Nativo di Argo secondo alcuni, egizio per altri, introdusse in Grecia il culto di Dioniso e Demetra. Il suo nome gli derivò dal fatto di avere un piede nero per effetto della distrazione della mamma,che aveva dimenticato di fasciargli i piedi che rimasero esposti troppo a lungo al sole, diventando neri. Di lui si dice che possedesse un udito finissimo e la capacità di comprendere e parlare il linguaggio degli uccelli. Acquistò l'arte di profetizzare quando un gruppo di giovani serpentelli si avvicinarono alla culla i cui dormiva e gli lambirono le orecchie .I suoi rimedi erano molto semplici ma li applicava con grande maestria, ricorrendo all'uso di incantesimi e formule magiche e simboli strani che più tardi furono chiamati alchemici. Non lo si considerò mai come un medico in senso stretto del termine ma piuttosto un eletto dagli Dei, un uomo divino. Una delle sue spettacolari guarigioni, riguarda Ificle, uno degli Argonauti figlio di Filaco. Costui era affetto da una grave forma di sterilità. Dopo aver provato tutti i rimedi, si rivolse a Melampo. Sacrificò due tori, disperdendone le interiora nel campo, con lo scopo di attirare gli uccelli, in maniera da trarne un prognostico. Giunse un avvoltoio che rivelò un fatto strano risalente all'infanzia. Quando Ificlo era ancora un bambino di pochi anni, il padre Filaco stava sacrificando degli agnelli; quando il piccolo vide tagliare i testicoli delle vittime sacrificali si impressionò a tal punto che preso dallo spavento fuggì via. Al padre per la sorpresa, sfuggì di mano il coltello che andò a conficcarsi in una quercia. Melampo propose di cercare la quercia dove, sotto la corteccia, c'era ancora impiantato il coltello, raschiare la ruggine dalla lama del coltello e scioglierla nel vino. Bevendo questa pozione il nostro eroe guarì perfettamente e subito dopo riuscì a procreare. Un'altra guarigione favolosa è quella delle figlie del re di Argo, Preto. Lisippa, Ifinoe e Ificanira, erano affette da una grave forma di malattia mentale.





...I colori dal bel virgineo viso

Sfumarono al fuoco della oscena rabbia...

Esiodo



Nel loro delirium credendo di essere state trasformate in vacche, fuggirono per i boschi muggendo come questi animali. Apollodoro racconta che questa forma di pazzia ebbe un andamento epidemico. Molte donne Argive colpite dallo stesso male si unirono a questa strampalata mandria. Il racconto ci narra che divennero pazze per aver omesso di rendere omaggio al simulacro di Giunone. Melampo aveva osservato che l'elleboro (veratrum alba) produceva un effetto purgativo sulle capre che se ne cibavano e decise di somministrare questo rimedio, facendo bere alle donne malate il latte delle capre nutrite con elleboro. Invitò poi, un gruppo di giovani atleti a dare la caccia alla mandria dal monte su cui si trovavano fino a Sicione. Al termine di questa corsa forzata, le fece immergere in una fontana d'acqua termale detta Cletorea o Clitoreo od Anigro, in Arcadia (in questa fonte da quel momento in poi si recavano coloro che erano affetti dalla lebbra, lasciando intendere che la pazzia delle donne era da riferire proprio a questa malattia).



Di una lebbra terribile,e d'orrende

pustole sparse la lucente in pria

candida pelle; e giù caddero le chiome

ed ignude lasciar le belle teste...

Biblioteca di Apollodoro Ateniese



A questa fontana furono attribuite anche altre virtù, come quella di curare tutti coloro che erano affetti dall'irresistibile attrazione verso il vino, una sorta di Antabuse® dei primordi. Le donne guarirono e in onore del medico la pianta fu chiamata Melampodium. La prima a guarire fu Ifinoe, le due altre sorelle riacquistarono la salute dopo certe riti strani di purificazione ed espiazione, prescritti da lui e diretti alla Dea Artemide. Il re Preto grato per la guarigione delle figlie volle dargliene una in moglie, la prescelta fu Ifianissa che gli portò come dote anche un terzo del regno; il fratello di Melampo, Biante sposò una delle altre sorelle ed ebbe anche lui un terzo del regno. Appena diventato re fece edificare due templi ad Artemide dove fu adorata con il nome di Artemide Emeresia in uno e Artemide Coria nell'altro. Dopo la sua morte, gli furono concessi gli onori divini e gli fu dedicato un tempio ad Egistene.

 

Andre


Il centauro Chirone è celebrato come grande medico e maestro eccelso nell'insegnamento di questa arte. Suoi allievi furono quasi tutti gli eroi decantati da Omero, così come la maggior parte degli Argonauti, tanto da lasciar pensare che nessun altra scuola ebbe un così grande numero di allievi come quella sul monte Pelio in Tessaglia dove abitava Chirone. Della sua nascita dalla ninfa Fillira e da Saturno ne abbiamo già parlato (v.Leggenda di Asclepio), ed è rappresentato con il corpo metà uomo e metà cavallo. Dotato di un animo nobile e generoso si considera tra i centauri il più giusto, perché non rifiutò mai il suo aiuto a chiunque ne facesse richiesta, come quando nascose Giasone e Peleo. A lui si attribuisce la civilizzazione della Tessaglia da dove fu costretto a fuggire a causa della persecuzione dei Lapiti. Si rifugiò a Malea dove morì, scambiando la sua vita con quella di Prometeo. Apollodoro sostiene che le ulcere maligne ed incurabili erano chiamate chironiche per ricordare l'episodio di quando ferito accidentalmente da Eracle con una freccia avvelenata dal sangue dell'Idra di Lernia, riportò una ferita al ginocchio di difficilissima guarigione; nonostante i tentativi fatti da Eracle che era stato suo allievo per curarla, la ferita non guarì mai, diventando la causa di atroci sofferenze a cui solo la morte pose rimedio. Altri invece attribuiscono l'uso di questo termine per sottolineare il fatto di come fosse abilissimo a curarle, facendo ricorso soprattutto un'erba che in suo onore fu chiamata Centaurea o Chironia. Altri invece gli attribuiscono solo l'invenzione della chirurgia, basandosi sul presupposto che Chirone derivi da Cheir che significa mano e da qui arte manuale, chirurgia. Ma al pari di tanti altri maestri, non si limitava ad insegnare ai suoi discepoli solo l'arte della chirurgia, nella sua scuola si insegnava la filosofia, la musica l'astronomia e l'arte di governare con giustizia e fermezza.

Salvò Fenice dalla cecità dopo che secondo Apollodoro, Amintore suo padre lo aveva accecato per punirlo della sua relazione con Clizia. A Magnesia in Tessaglia gli furono tributati onori divini e gli venivano sacrificate le primizie. A lui è attribuita la compilazione di un trattato di medicina veterinaria ed è forse questo il motivo che è stato rappresentato come metà uomo e metà cavallo. Ebbe due figlie da Cariclo, figlia di Apollo, Ippo e Ocyroe che si distinsero nel vaticinio e nell'arte di guarire. Qualche fonte autorevole avanzò l'ipotesi che Chirone fosse stato una divinità fenicia, importata in Grecia.

L'allievo che più si distinse tra i discepoli del centauro Chirone fu Asclepio , l'Esculapio romano. Della sua nascita ne abbiamo già parlato altrove (v. La leggenda di Asclepio). Qui ci soffermeremo su quella parte della mitologia che riguarda espressamente le sue doti di guaritore e medico. E' controversa l'etimologia del suo nome, quella che potrebbe apparire più veritiera è che derivi da Ex (capra) e Kelen (cane) per ricordare di quando fu trovato dal pastore Arestanate mentre la sua capra lo stava allattando e il cane del suo gregge faceva la guardia. Tra tutti i medici è quello più illustre. Quando gli storici parlando di coloro che professavano la medicina, usavano chiamarli figli o sacerdoti di Asclepio. La patria di questo eroe è incerta, si pensa che sia la Tessaglia. La fama della sua abilità nel curare le malattie divenne così grande che il popolo lo considerava figlio di un Dio. Ci furono molte dispute tra gli storici sul fatto che Asclepio possedesse anche l'abilità di chirurgo o si avvalesse solo dell'uso di incantesimi , formule magiche o di semplici ma efficaci rimedi a base di piante.

Secondo Cicerone, Esculapio fu l'inventore dello specillo ed il primo a proporre un metodo di cura per sanare le ferite

 

luciuscommons esculapio museo capitolino

 

...specillum invenisse, primus

iue vulnus obligavisse ...



Per Pindaro, Asclepio non aveva nessuna abilità chirurgica, solo curava le ferite e le ulcere di origine esterna, nella gran parte di casi, ferite da lance e frecce e solo su queste era solito applicare i suoi rimedi, per altri , ricorreva con frequenza agli incantesimi alle formule magiche, inni e invocazioni agli Dei.

Altri storici riferiscono il contrario, Asclepio non solo conosceva le nozioni basilari di medicina ma che fu il fondatore della clinica e il primo a comprendere il beneficio dell'attività fisica per prevenire e curare le malattie.

Galeno nelle sua opera De sanitate tuenda lib. 1, cap 8, conferma e avvalora questa tesi dicendo:



...abbiamo curato molte persone che si ammalate sotto l'influsso delle passioni, distraendole e curando in primis lo spirito. Se questo metodo ha bisogno di un aiuto, colui che può sostenerci è Esculapio il Dio della nostra terra...



Consigliava a tutti coloro che erano preda delle febbri divoranti dal fuoco della passione di leggere un poema, assistere ad una rappresentazione teatrale o ascoltare un canto melodioso. Prescriveva la caccia, la scherma, insegnando quali armi erano le più adatte alla natura del male e quali movimenti erano i migliori.

La statua di Esculapio ad Epidauro è fatta di oro e di avorio, ne è l'autore Trasimede di Arignoto Pario. Il Dio è rappresentato seduto su un trono con in mano un bastone sul quale c'é attorcigliato un serpente, ai suoi piedi giace un cane. Sulla base della statua sono state scolpite le imprese di eroi Argivi, quelle di Bellerofonte contro la Chimera e di Perseo che ha in mano la testa della Medusa. Nelle colonne del tempio ci sono incisi i nomi di coloro che furono guariti da Asclepio e il nome della malattia da cui erano afflitti. Come già visto altrove Igino lo considera l'inventore della clinica. Fu il primo che iniziò a recarsi a domicilio per visitare i malati costretti a letto. Asclepio acquistò tanta fama che la gente oltre a riconoscergli la suprema maestria nell'arte di curare gli attribuì perfino il potere di resuscitare i morti. Probabilmente fu questo il motivo della leggenda di Plutone che andò a lamentarsi con Giove per la scarsità di inquilini negli appartamenti sottostanti dove aveva il suo regno a causa dell'abilità di Asclepio di guarire la gente. Per questo come punizione fu da Giove ucciso con un fulmine. Dopo la sua morte, la popolazione che tanto lo amava lo elevò al rango delle divinità. Si rappresentava come un vecchio con un ricco manto sulle spalle mentre il petto rimaneva scoperto. Vicino aveva un gallo simbolo di vigilanza, un'aquila simbolo del giudizio di una lunga vita; una capra per denotare i sogni e le divinazioni o forse per ricordare l'evento mitologico della sua nascita, come il cane; un nibbio perché l'attributo necessario del medico è la vista intellettuale; una civetta per vedere attraverso l'oscurità delle malattie, mentre il bastone vuol significare che i medici, avevano bisogno di un appoggio per superare le difficoltà che sì incontravano nello studio e nella pratica della medicina. L'alloro simbolo sacro di Apollo. Di tutti i simboli il principale era il serpente. Il serpente nei tempi mitici ed eroici era considerato il simbolo della saggezza, per il suo potere di rinnovarsi ad ogni muta. Questo potere di rinnovarsi era anche visto come segno di lunga vita perché il serpente ad ogni cambio di pelle acquista un rinnovato vigore, probabilmente questo poteva essere inteso come la capacità della medicina di mantenere in ottima forma gli uomini. Nei templi dedicati ad Asclepio, i serpenti non velenosi erano lasciati liberi di girare nel recinto del tempio. Erano considerati come la reincarnazione del Dio e come tale erano ammessi vicino all'altare dove potevano cibarsi della popana una sorta di torta offerta in sacrificio ad Asclepio. Le cerimonie e le pratiche religiose che si svolgevano all'interno dei suoi templi, erano dirette all'esaltazione dell'immaginario degli ammalati, in modo da contribuire all'autoguarigione favorita anche dal cambio di clima. La cerimonia terminava con l'immersione in bagno e l'unzione del corpo con oli profumati. Dopo la cerimonia, il malato si coricava sopra la pelle di un capretto sacrificato e ancora suggestionato dagli eventi a cui aveva partecipato, , a volte sognava il Dio che proponeva un rimedio. Quando il malato guariva, in segno di gratitudine lasciava al tempio una cospicua offerta di denaro oppure cosa più comune faceva realizzare modelli in marmo rappresentanti la parte anatomica colpita dal male. A Roma fu trovata una targa di marmo , scritta in caratteri greci, dove c'era scritto:



...L'oracolo di Esculapio, comandò a Caio che era afflitto da una forma di cecità , di recarsi presso l'altare sacro, inginocchiarsi e camminare da destra a sinistra, appoggiare le cinque dita sull'altare e passare la mano sugli occhi. Fece tutto questo e recuperò la vista alla presenza di tanta gente che celebrò il miracolo con grande giubilo,al tempo dell'Imperatore Antonino....



Secondo Apollodoro sembra che il culto tributato ad Asclepio sia iniziato 53 anni dopo la guerra di Troia. Secondo Pausania il primo tempio gli fu dedicato da Ercole ad Amiclea, in segno di gratitudine per averlo guarito da un dolore alla coscia. Il secondo fu eretto dallo scultore Alessannore figlio di Podalirio l'eroe di Troia a Titana.



...Edificò in Titane il tempio di Asclepio dove si recavano coloro che speravano in una guarigione miracolosa...

Pausania libro II cap. 11



Esculapio fu il capostipite di una gloriosa stirpe conosciuta con il nome di Asclepiadi. Si dedicarono esclusivamente al culto e alla scienza medica conservando gelosamente i segreti della professione. Per diciassette generazioni esercitarono la medicina nell'isola di Coo e ne diressero la scuola. In questa famiglia nacque Ippocrate, illustre discendente di Podalirio. E' attribuito agli Asclepiadi un opuscolo di ventuno versi contenenti i precetti generali da seguire per mantenere la salute:



... Contentati di un pasto per giorno. Fa che il tuo pasto sia semplice e parco. Lascia lei cibi e le bevande prima di essere sazio. Con moderata fatica esercita sempre il tuo corpo. Per dormire, coricati sul fianco destro. Che le tue fauci non patiscano arsione, che il tuo palato non sia amaro. La temperanza ti libererà dalla sete e dalle cattive digestioni he sono causa di quasi tutte le malattie...

 

Igea

 

Esculapio ebbe cinque figli. Igea e Panacea due delle tre figlie femmine,eccelsero nell'arte medica, tanto che Ippocrate le cita nel suo giuramento. Igea era rappresentata come una giovane donna dal corpo snello vestita da sacerdotessa con in mano una tazza piena di orzo un serpente era avvinghiato sul braccio. Igea era adorata specialmente come Dea protettrice della sanità pubblica. Ad Igea vennero dedicati molti templi, i più importanti furono quello di Egio nel quale si racconta di una sorgente di acqua minerale che sgorgava li vicino le cui acque avevano proprietà benefiche e rinvigorenti, nei pressi di questa fonte c'era la statua di Igea, quella di Esculapio e quella di Ilizia. l'altro tempio era a Ladone, luogo celebre anch'esso per la presenza di una fonte di acqua minerale. Panacea, era invece rappresentata come una giovane donna, e in suo onore si celebravano feste chiamate Panacee.A Panacea fu eretto un'ara nel tempio di Anfiarao. Macaone e Podalirio furono i due figli maschi di Esculapio che acquisirono con gli insegnamenti paterni il pieno dominio della professione medica. Omero parla di due giovani medici venuti a combattere a Troia al comando di trenta navi.



 

 

...han capitani d'Esculapio i figli

della paterna medic'arte entrambi

Sperti assai, Podalirio e Macaone

Fan trenta navi di costor la schiera...

Omero.Iliade II-732

 

 

 

Dei due, si pensa che Macaone fosse il fratello maggiore, e che alla morte del padre, prendesse il fratello minore Podalirio sotto la sua tutela, incaricandosi della sua istruzione e insegnandogli l'arte della medicina. Di diverso parere è Senofonte che li vuole entrambi allievi di Chirone, perché oltre all'arte medica, eccelsero anche nell'eloquenza e nell'arte militare. Omero, parlando di loro, in termini di valore nel campo di battaglia li cita sempre tra i grandi eroi. Nell'esercizio dell'arte medica, attribuisce a Macaone l'eccellenza, perché quando parla del ferimento di grandi eroi cita sempre Macaone come il medico che cura le loro ferite.

Tra di loro regnava l'armonia, anche se furono rivali per l'amore di Elena.

Usavano somministrare ai feriti, vino di Pramna, con miele, cipolla e farina. Questo rimedio che potrebbe strapparci un sorriso, nonostante l'empiricità, era un eccellente cicatrizzante , per le qualità fortemente tanniche quindi astringenti del vino rosso nonché per le proprietà lenitive del miele.

Macaone divenne abilissimo nel curare le ferite causate degli eventi militari, mentre Podalirio divenne il migliore nel campo della medicina generale, abilissimo nella diagnostica, fu il primo ad accorgersi della pazzia di Aiace, dall'aspetto dei suoi occhi, specchio della strana irrequietezza che agitava la sua anima. Macaone curò Menelao ferito da Pandaro , il suo metodo si riduceva nella cura della ferita e nell'applicazione di rimedi blandi. Curò Filoteste applicando sulla ferita il fiele dell'idra di Lernia; questo lascia immaginare che la medicina stava avanzando lentamente sulla via della conoscenza perché Ercole non era stato in grado di curare Chirone ferito da una freccia immersa nello stesso veleno.

Ma dei due fratelli ne parla anche Sofocle nella tragedia Filottete



...e della grave ferita non avrai posa

Mentre che il sol qua sorga e la tramonta

se spontaneo con noi d'Ilio non vieni

al campo e quivi dall'infausto morbo

dagli Asclepiadi sanato

...mediche mani e sanità redento...



Macaone si quando si ritirò in compagnia del saggio Mentore, fondò due città , Tricca e Echalia. Ebbe cinque figli, due da Anticlea e tre da Nicomaco, di questo il più noto è Alessanoro che lasciò il regno paterno e giunse in Sicionia dove si dedicò alla scultura. Ma di Macaone si pensa anche come ad uno degli eroi nascosti all'interno del cavallo di Troia. Altri ancora lo vogliono ucciso da Euripilo figlio di Telefide. Quanto a Podalirio si pensa sopravvisse alla distruzione di Troia ma sulla via del ritorno, fece naufragio. La furia delle onde lo portò a Nysirus tra Coo e Caria. Fu trovato da Bibasso un pastore della Caria, che lo portò alla reggia del re Admeto. Nella reggia trovò il re afflitto per la figlia Sarna gravemente ferita in seguito ad una caduta. Podalirio le praticò un salasso ad ambedue le braccia. Questa cura guarì miracolosamente la ragazza. Il padre per gratitudine oltre a concedergli la mano della principessa le diede in dote anche tutta la Caria, dove fondò due nuove città chiamate Bibasso e Sarna, in onore del pastore che l'aveva salvato e della bellissima moglie.







Bibliografia

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Sofocle-Filottete.Traduzione di F. Bellotti

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Wikipedia.org

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Biblioteca Apollodoro Ateniese

W.Osler-The Evolution of Moder Medicine. Ed. Fielding Garrison 1921

K.Kelly-The History of Medicine. Ed.Library of Congress 2009

K.Sprengel-Essai d'une histoire pragmatique de la medecine vol.1 Paris

Euripide-Alcesti

G. De Sanctis-Scritti Minori

C.A. Vanzoni- Dizionario Universale della lingua Italiana

B.Haliova-Histoire de la Medecine Ed.Elsevier-Masson 2009

I.Dawson-Greek and Roman Medecine. Ed.Enchated Lion Book 2005

Cicerone-De natura Deorum III, cap.25


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