La terra presenta una superficie piana, circondata da una fila di montagne, chiamate Lokalokas. Al centro si trova il monte Meru, composto di oro e pietre preziose, dimora di Trimurti, sostiene e riunisce il cielo la terra e gli inferi, cioè i tre mondi, che sono supportati da otto elefanti chiamati Atchekejam. I quattro versanti di questa montagna sacra, guardano gli otto punti cardinali. Il versante orientale è bianco, quello settentrionale è rosso, giallo quello meridionale e nero il versante occidentale. Questi quattro colori sono gli stessi delle quattro caste indiane. Dalla cima del monte Meru e dalla stessa sorgente, discendono quattro fiumi, il Gange a Sud, Sita a oriente, Bhadra a Settentrione e Chaku a Occidente, questi sfociano dalle bocche di altrettanti animali, la vacca, l'elefante, il leone e il cavallo e da li seguono il corso di altrettante regioni del mondo. Queste regioni sono al Nord Utarkory; ad Est Bhadrasva, a Sud Djambu, e ad Est Cetumala; Il mondo così costruito somiglia ad una pianta di loto flottante sopra l'oceano. Le quattro foglie di questo fiore rappresentano le regioni del mondo o grande Dwipa e le otto foglie esterne sono le Dwipa secondarie. Secondo un'altra tradizione, attorno al monte Meru si trovano raggruppate sette Dwipa chiamate Djambu, Kusa, Planska, Salmala, Krauntcha, Saka e Pouchkara, formando sette zone o circoli concentrici, con i suoi sette climi corrispondenti. Entro queste zone si trovano altrettanti mari che le circondano, un mare salato, un mare incantato, un mare di zucchero, un altro di burro chiarificato, un altro di latte cagliato, uno di latte e ambrosia e il resto di acqua dolce. La cuspide di monte Meru, forma una pianura circolare, chiuda da una specie di muro composto da colline, dove si ripetono nell'ordine delle Awargas o cieli, e quello della dimora divina corrispondente, tutto l'ordine delle Dwipa terrestri. Il carro di Surya o Sole, si appoggia in uno dei suoi lati al monte Meru, e il resto sta sospeso nell'aria, ha una sola ruota, ed è tirato da sette cavalli. Surya occupa in successioni dodici dimore o Lokas che sono i segni dello Zodiaco. Il cielo di Soma, la Luna, è situato a quattrocento mila leghe sotto il sole. Quello delle stelle si eleva ottocentomila leghe sopra la luna, a quattrocentomila leghe più in basso abita il pianeta Suwra o Venere che precede e segue alternativamente il sole. Budha o Mercurio è ad ottocento mila leghe più elevato di Venere. Ad una distanza quasi uguale, più in alto c'è Maugala o Marte, ancora ottocento miglia c'è Urihaspati o Giove. Sani o Saturno gira attorno ad altre ottocentomila leghe più elevato. I sette Richis, le sette stelle che noi chiamiamo Orsa maggiore abitano a quattro milioni quattrocentomila leghe di distanza. Ancora oltre, a quattro milioni di leghe si trova un circolo a forma di lucertola dove si trova la stella polare. Infine a quarantamila leghe di distanza dal sole c'è l'anello di Bahn o Keta ( la costellazione del drago) due geni o stelle che avvicinandosi con la loro grande mole, coprono cinquantadue mila leghe di estensione, occultando il disco del sole e quello della luna, occasionando in questa circostanza l'oscurità delle eclissi.
Dopo che il Creatore terminò di formare l'universo sparì di nuovo; assorto nella contemplazione dell'Anima suprema e sostituendo il tempo della creazione con quello della dissoluzione. Quando questo Dio è sveglio, mostra l'universo in tutti i suoi atti in tutta la sua esistenza e animazione; però quando quello stesso Essere dorme, il mondo cade nella inattività e si dissolve. In questa maniera, dall'alternanza della veglia e del sonno questo Essere immutabile dispensa e toglie la vita a tutti gli esseri animati e inanimati. Il sonno di Brahma o dissoluzione Pralaya ha la durata di mille età divine cioè milletrecentoventi milioni di anni solare di trecentosessantacinque giorni.
Sul finire della notte, Brahma si risveglio dal suo torpore e fece emanare da se stesso, Manu, lo Spirito divino che esiste per la sua essenza e non per i sensi. Spinto dal desiderio di creare, formò l'etere dotato della qualità del suono, l'aria dotata della tangibilità la luce la cui proprietà è la forma apparente; l'acqua la cui proprietà è il sapore e per ultimo la terra che ha l'odore come attributo. Dall'emanazione dello spirito con i cinque elementi nacquero tutti gli esseri e il mondo si ricostituì di nuovo.
Da allora si sono succedute quattro età la cui durata diminuisce progressivamente. La prima età o Krita yuga si compone di quattromila anni divini o di un milione quattrocentoquaranta mila anni umani, è preceduta e seguita dal crepuscolo,. La durata della seconda eta o Treta yuga è di un milione duecentonovantasei mila anni . La terza o Dvapar yuga comprende ottocentosettantaquattro mila anni. Il Kali yuga che è la nostra era attuale, quella in cui viviamo, e che è iniziata tremilatrecento anni prima della nostra era, durerà quattrocentotrentadue mila anni. Queste quattro età riunite danno un ciclo o periodo di quattro milioni trecentoventi mila anni che costituiscono quello che si chiama l'età degli Dei. Settantuno età divine danno il periodo di un Manu o Manwantara. Nel Krita yuga o prima età, la giustizia sotto la forma di un toro, si mantenne fermo sopra i suoi piedi, la verità regno completamente e nessuno dei beni dell'uomo era di provenienza illecita. Nell'età successiva, per effetto dell'illecita acquisizione della scienza e della ricchezza, la giustizia perse una dei suoi piedi, i vantaggi proporzionati e onesti, andarono scomparendo l'impero della falsità della frode e della menzogna si estese in ogni sua parte. Durante la prima età, gli uomini, liberi dalle sofferenze corporali prolungavano la loro esistenza fino a quattrocento anni, avendo portato a compimento tutti i voti e i desideri. Nel Treta yuga e ere successive la durata della vita umana diminuì proporzionalmente di un quarto. Ciascuna di queste età ha in se delle virtù peculiari. L'austerità ha dominato la prima era; la scienza divina la seconda; il compimento del sacrificio e il culto sincero nella terza e solo la libertà nella quarta. Queste sono le invariabili successioni e distruzioni del mondo e delle circostanze che l'accompagnano. Indubbiamente la suprema volontà dell'Essere supremo non ha creato l'universo affinché duri eternamente; giungerà un momento in cui tutte le creature senza alcuna distinzione e gli elementi che lo compongono torneranno al nulla. Questa catastrofe chiamata Maha-pralaya avrà luogo alla fine di un periodo di cento anni formati ciascuno da trecentosessanta kalpa o giorni di Brahma equivalenti a trecentodieci bilioni e quaranta milioni di anni solari. La metà di questo ciclo secondo la cosmogonia indiana è già trascorsa.